Sono a Stoccolma ormai da quasi una settimana, me ne sto seduta sul letto ed ho la testa talmente piena di pensieri da sentirla pesante. Questa mattina mentre prendevo la metro dicevo a me stessa: devo sedermi a scrivere, districare qualche nodo. Sono le sette di sera, ho i piedi stanchi, la testa pesante, il cuore felice, gli occhi pieni e le dita in fermento, me ne sto qui e butto giù le mie impressioni a caldo direttamente dalla Svezia.
Una settimana fa sono salita su un aereo ed i miei piedi hanno toccato terra nel punto più settentrionale che abbia mai visitato. Io che trovo la mia dimensione ideale nel viaggiare in coppia e che non ho mai sperimentato una “compagnia” di amici numerosa, mi sono ritrovata all’improvviso parte di un gruppo. Una su tredici, cose che a momenti non ci facevano entrare nei ristoranti perché portavamo sfortuna. Io che spesso preferisco rimanermene in disparte, che mi sento più a mio agio a comunicare scrivendo, che a volte faccio innervosire persino Mauro perché non mi piace telefonare, che nel corso della giornata ho bisogno dei miei spazi di silenzio. Confesso che in qualche momento mi sono chiesta se davvero fosse una buona idea partire. Perché tante volte la gente non mi piace, e fatico a nasconderlo.
Se fossi partita con 12 persone che conosco, sono sicura che avremmo finito per odiarci. Ma mettere insieme 13 ragazze con una passione comune – e non una passione a caso, proprio quella per il viaggio – è un’altra cosa. A dirlo ora sembra scontato, chissà di che ho avuto paura. Potevo davvero non andare d’accordo con esseri umani che come me vivono in apnea e respirano solo viaggiando? Con qualcuno che come me si nutre di biglietti aerei e nottate passate a pianificare sogni lontani?
Ci sono città che ti rimangono subito nel cuore. Ci sono città che comprendi e riesci a vivere meglio di altre. Ci sono città che ti insegnano qualcosa. Stoccolma è stata tutto questo.
A Stoccolma ho imparato che bastano pochi giorni a creare relazioni umane sincere con persone mai incontrate prima.
A Stoccolma ho imparato che adoro la cannella ed il cardamomo, spezie che finora rifuggivo con grande diffidenza.
A Stoccolma ho imparato che “Hej!” è davvero il miglior saluto del mondo, scatena sorrisi ed empatia con completi estranei.
A Stoccolma ho imparato che la Svezia non è affatto cara come dicono – basta prestare attenzione.
A Stoccolma ho imparato che la pausa caffè in pasticceria è uno stile di vita sano ed aumenta la produttività, l’avevo sempre sospettato.
A Stoccolma ho imparato che mi pesa un mondo in cui non posso bere acqua del rubinetto ma devo pagare per qualcosa imbottigliato nella plastica.
A Stoccolma ho imparato che fa bene al cuore mangiare in mezzo ad un prato.
Che dovremmo tutti stare su un prato più spesso, senza chiederci il perché, farlo e basta.
A Stoccolma ho imparato che il design svedese mi piace da morire, e vorrei poter possedere quello stesso sguardo d’insieme sulle cose… almeno qualche minuto, ogni tanto.
A Stoccolma ho imparato che un cimitero ed un bosco possono coincidere, che la morte può riposare in un luogo in cui nutrirsi di bellezza.
A Stoccolma ho imparato che la decrescita esiste, è possibile, e fa sorridere la gente. Che si può uscire presto dall’ufficio e dedicare la giornata a ciò che è davvero importante.
A Stoccolma ho imparato che veder splendere il sole fino a quasi mezzanotte è un’emozione forte, di quelle che non ti lasciano più.
A Stoccolma ho imparato che l’arte può diffondersi ovunque, anche nella roccia a decine di metri sotto terra.
A Stoccolma ho imparato che qui potrei trovare uno spazio ed essere felice per un po’
E non è una cosa che mi capita di pensare spesso.
Se ho imparato tutto questo, è stato anche grazie alla condivisione con 12 sguardi diversi. Perché se è vero che la mia dimensione ideale rimane il viaggio il coppia, con la possibilità di fermarmi, cambiare direzione, con la libertà che un gruppo inevitabilmente un po’ ti toglie, è anche vero che guardare nella stessa direzione di altri 12 punti di vista finisce per arricchire anche il tuo. Una volta mi hanno chiesto come mai il mondo delle travel blogger è prevalentemente femminile. Credo accada perché noi viviamo un luogo con la pelle e con il cuore, e raccontiamo questo più che il costo dell’ingresso in un museo. Non ci interessa – non sempre almeno – spiegare a qualcuno come vivere un viaggio, condividiamo emozioni, non istruzioni per l’uso.
Questo è quello che personalmente cerco quando leggo il blog di qualcun altro, e poter camminare al fianco di persone con la mia stessa ricerca esperienziale ha trasformato #sivastoccolma in un viaggio intenso, che conserverò con affetto e nostalgia nel cuore. Grazie ragazze, vi abbraccio con la speranza di potervi rivedere presto.
Con affetto, da Stoccolma.