Se rileggo le mie #100cosedafareprimadimorire, ritrovo moltissimi punti che hanno a che fare con il “dormire”: in un faro, in una casa sull’albero, in un igloo. Eppure quando prenoto una stanza in viaggio non mi importa più di tanto il fattore lusso, non a scapito dell’economicità: sono le esperienze, al contrario, ad attrarmi come calamite.
Non c’era però in quella lista il classico “dormire in un’isola deserta”, l’idea di un atollo polinesiano con annesso alloggio di lusso non mi ha mai entusiasmato più di tanto. Ora però scopro che questo è possibile in un’accezione completamente diversa, per di più a due passi da casa. In questo post vi parlerò di turismo ecosostenibile, di recupero delle tradizioni rurali e di un concetto di gran moda in questo periodo come quello di “albergo diffuso”. Insomma, era impossibile per me restare indifferente.
Ma partiamo dal principio. Siamo a Grado: città di biciclette – sapete che esiste una pista ciclabile che arriva da qui fino addirittura a Salisburgo? -, di case in pietra costruite con materiali di recupero, di camini ognuno diverso dall’altro per identificare il ramo famigliare, di panni stesi alle finestre. Città orgogliosa, legata più alle sue caratteristiche venete che alla sua attuale appartenenza friulana, a quella Venezia al di là della laguna di cui si considera la madre. E soprattutto città d’acqua, porto della romana Aquileia, poi terra di pescatori di laguna, infine spiaggia dei viennesi e meta turistica per le sue terme marine. Diversi volti per diverse epoche che convivono in un’unica isola.
A partire dal V secolo, con l’innalzarsi del livello del mare e la creazione della laguna, Grado acquisisce la sua dimensione di isola ed inizia a specchiarsi nelle peculiarità dell’ambiente che ora la circonda. L’intera vita dei gradesi ruoterà ora e per secoli intorno alla laguna, in una dimensione quasi nomade dei pescatori tra la città e le oltre 200 isole, tra le valli da pesca e la terraferma. Nascono così i casoni, abitazioni costruite in legno, fango e canna palustre, nelle quali i pescatori si rifugiano nel loro peregrinare.
Il progetto “Laguna d’Oro” nasce proprio per recuperare questi antichi casoni all’interno di un progetto comune: sette tra isole e valli da pesca con l’aiuto di un finanziamento della Regione Friuli Venezia Giulia hanno riqualificato gli edifici in chiave moderna ma sempre eco-compatibile, creando un totale di 56 posti letto.
Un albergo diffuso con a mio avviso una grande ricchezza: la possibilità di scegliere tra diverse esperienze, diversi modi di vivere la laguna all’interno di una stessa offerta turistica. Così, si può decidere di dormire su un’isola che sia tutta per sé, lontano da tutto, a stretto contatto solamente con la natura della laguna. Oppure si può scegliere un isolamento più graduale, come nella Valle del Moro, la più vicina alla terraferma.
O ancora, si può dormire all’interno di quella che negli anni ’50 era una scuola, in un vecchio villaggio di pescatori sull’Isola di Anfora. Magari approfittando delle escursioni offerte: dalla pesca in laguna, alla visita di Grado città, fino alla classica giornata in spiaggia – pensate che i cortesi gestori forniscono persino la borsa frigo con il pranzo al sacco. Sempre qui, alla Trattoria Ai Ciodi, si continua a preparare il tipico “boreto alla gradese” utilizzando la tradizionale pentola di ghisa. Una ricetta di origini povere, come spesso accade: un tempo serviva a cucinare il pescato che si era riusciti a vendere, ora diventa un’esperienza gastronomica da non perdere per nulla al mondo.
Tornando verso la terraferma, ci si può poi fermare a Mota Safon per respirare un po’ di storia del cinema: qui si trovava il Casone di Pasolini, all’interno del quale sono state girate alcune scene della sua Medea.
Serve un unico bagaglio per vivere quest’esperienza nella laguna di Grado: la lentezza. Bisogna essere pronti al silenzio, quello denso, reale, ad un tempo che scorre sereno, a non avere nulla intorno se non il paesaggio d’acqua. La laguna poi ripaga: con una vista che si riempie di pace, con le sfumature di un tramonto, con dell’ottima cucina e con i grandi sorrisi della famiglia Tognon sull’Isola di Anfora.
Con la consapevolezza di essere partecipi dell’equilibrio tra Grado ed il suo ambiente, qualcosa che esiste da secoli e che sopravvive ora attraverso una nuova esperienza: un nuovo sguardo sulla tradizione antica dei casoni.
Nella Laguna di Grado c’è anche l’agriturismo Fiuri de Tapo , vale la pena di visitarlo per mangiare alla grande
Me lo segno senz’altro per la prossima vista, grazie mille per il consiglio!
io ho provato a contattare laguna d’oro ma non mi hanno risposto. esiste ancora? comunque se cerco una camera isolata su un isola, in novembre, io e il cane, cosa mi consigli?
Ciao Diego, sì sto cercando di contattarli anch’io ma temo il progetto sia fermo al momento. Potresti contattare Ai Ciodi, in novembre credo proprio che sarai comunque da solo 🙂 http://www.portobusoaiciodi.it
Ciao Letizia grazie per la risposta. I Ciodi mi sembra un po troppo albergo e un po caro. Volevo anche cose più spartane, anche tipo i casoni da pesca o cose simili
Ciao tutti, volevo sapere se il progetto è attivo e se bisogna avere la barca
Ciao Loredana, purtroppo temo il progetto abbia incontrato qualche difficoltà, ma puoi provare a contattare Ai Ciodi: https://portobusoaiciodi.it/albergo-diffuso-ai-ciodi/