Ormai lo sapete, di un luogo mi innamoro a pelle e mi innamoro follemente. Per fortuna mi capita abbastanza spesso, e poi passo di qui, felice di raccontarvelo, perciò quando invece non succede non so mai bene cosa dire. Ecco, non so cosa dirvi di Mykonos.
Il nome di quest’isola aveva sempre provocato in me reazioni contrastanti, ma visto che il mio aereo sarebbe atterrato proprio qui avevo deciso di darle una possibilità: avrei semplicemente ignorato quel lato di Mykonos fatto di discoteche e feste in spiaggia per cercare l’altra faccia dell’isola – perché deve pur essercene una, no?
Non appena iniziata la pianificazione del viaggio mi sono però scontrata con il fattore economico, rendendomi conto con grande sorpresa che Mykonos è il luogo più caro dell’intera Grecia. Prezzi che neanche a Santorini in altissima stagione, paragonabili alle stanze che nel frattempo stavo cercando a Manhattan. Ho scelto quindi di prenotare un traghetto e di spostarmi in un’altra isola – in questo caso Naxos – e di fermarmi a Mykonos solo prima del rientro a casa. Mi basti dire che ho speso quasi esattamente la stessa cifra sia per 6 notti a Naxos, che per 2 notti a Mykonos.
Nonostante tutto, una volta arrivata ho cercato davvero di mettere da parte tutti i miei pregiudizi. Non ho avuto modo di visitare l’isola nella sua interezza, non ce n’è stato il tempo: dopo la visita a Delos ho solo girovagato in lungo e in largo per la Chora, ma l’ho fatto con il mio solito entusiasmo, macchina fotografica alla mano ed un grande sorriso ancora sul viso dopo le splendide giornate a Naxos.
Ed il problema forse è anche questo: sono passata da un’isola greca di quelle più vere, da quell’atmosfera di cui mi sono innamorata molti anni fa, a questo luogo di sfarzo e lustrini, di abiti alla moda, champagne e locali notturni. Non dico che Mykonos sia solo questo, ho avuto un piccolissimo assaggio e magari un giorno tornerò e potrò vedere l’altra faccia dell’isola, potrei persino innamorarmene. Ma per ora, mi sono scontrata con un mondo diverso: il tipico dedalo di vie della città vecchia non ha più nulla di autentico o familiare, solo un’ininterrotta fila di negozi di tendenza, le navi da crociera si stagliano all’orizzonte come enormi grattacieli, a nascondere alla vista proprio quel tramonto che ha reso famose le Cicladi. Persino la gente non ha la solita gentilezza, ed ho assaggiato almeno cinque pita gyros diversi senza trovarne uno anche solo apprezzabile – se siete mai stati in Grecia saprete che una circostanza simile è davvero molto strana.
Apprezzo l’autenticità di un luogo, ma non mi aspetto per questo che qualcosa di bello rimanga sconosciuto al turismo. Sarei ipocrita a pensare di poter essere l’unica a godere della magia di una meta, senza che altri viaggiatori l’abbiano scoperta, apprezzata e fotografata prima di me: probabilmente di molti luoghi non avrei mai nemmeno sentito parlare se non ci fosse passato qualcun altro prima di me. Di più: probabilmente molti luoghi non esisterebbero più se l’attenzione del turismo non avesse fornito loro le risorse economiche necessarie a farli sopravvivere. E se scrivo in questo blog è perché altri possano a loro volta apprezzare ciò che di bello ci offre il mondo.
Quando parlo di Cicladi so bene quindi che la quasi totalità della loro economia si fonda sulla grande fama mondiale che esse hanno a livello turistico. Ma ritengo in ogni caso che ci sia modo e modo di “accogliere” il viaggiatore ed adeguarsi ad esso. Se è chiaro che una città innegabilmente bella come la Chora di Mykonos non poteva fare altro che attrezzarsi con ristoranti, hotel, negozi di souvenir e tutto ciò che l’industria del turismo richiede, il mio personalissimo modo di vivere un viaggio vorrebbe che un luogo mantenesse almeno in parte la sua identità – cosa che ho trovato ad esempio nella pur popolarissima Santorini. Se parto per un viaggio nelle Cicladi, non voglio vedere una via dello shopping come nelle grandi capitali europee, non mi interessano negozi di Prada e Louis Vuitton, né locali eleganti e commesse che sembrano appena scese da una passerella alla settimana della moda. Per cercare questo sceglierei un’altra meta, mentre dalle Cicladi mi aspetto altro, mi aspetto un’atmosfera differente. Così come non andrei a New York cercando una riserva indiana, o a Roma per cercare architettura contemporanea. Probabilmente sarà un pensiero non condiviso, ma io la vedo così.
Perciò mi dispiace, ma per ora ciò che ho visto di Mykonos proprio non mi va: questa non è la mia Grecia.