Ricordo che con mio padre si viaggiava alla giornata, caricavamo le valige in auto e partivamo avendo in mente solo una zona geografica. Nessuna prenotazione da casa, la stanza si cercava sul posto, spostandosi ogni giorno e senza seguire alcun itinerario prestabilito. Crescendo sono diventata una viaggiatrice che invece pianifica: un po’ perché lo stile di mio padre potrebbe rivelarsi rischioso – e costoso – nel caso in cui all’ultimo minuto non si riesca a trovare una camera, un po’ perché studiare l’itinerario mi consente di assaporare il viaggio ancora prima di partire, facendo volare la fantasia.
Di quei viaggi però qualcosa mi è rimasto: il ritmo intenso soprattutto, con quella voglia di vedere il più possibile ad ogni viaggio e l’alta tolleranza alle ore di auto, oltre all’arte di attingere ad una qualche forma di energia inesauribile dentro di sé per trasformarsi in una camminatrice instancabile – quasi dispotica quando invece Mauro accusa segni di stanchezza. Ogni viaggio è a sé, si intende, ma è raro che io torni riposata: quando parto mi piace esplorare, adoro l’avventura e fatico a restare ferma troppo a lungo.
Non dico che questo sia il modo migliore di viaggiare, semplicemente è il mio e finora aveva sempre funzionato. Poi è arrivata Capri, ovvero la storia di come per la prima volta in vita mia ho stravolto in corsa un itinerario per amore di un luogo.
Nel corso del viaggio in Campania ci saremmo dovuti fermare sull’isola solo una notte: molti visitano Capri in giornata, ma ci tenevo ad avere più tempo a disposizione per poterla conoscere. Sono sempre stata dell’idea che la gita in giornata non permetta di capire davvero l’identità di un luogo, ci devi trascorrere almeno una notte per poter osservare come vive, come respirano le sue strade quando la gran parte dei turisti se ne sono andati. Quando gli autobus o le navi sono ripartiti, quando i viaggi organizzati o le crociere riprendono la loro strada, è in quel momento che riesci ad avere un’immagine più vera della città che hai di fronte.
Una volta arrivati a Capri abbiamo però capito immediatamente che sarebbe stato difficile allontanarci così in fretta. L’intensità del mare, quel chiacchiericcio di paese appena scesi dalla nave, le casette colorate arroccate sulla collina. Poi quei piccoli autobus che sfrecciano tra le strade strette, i taxi aperti, il sorriso della gente e l’atmosfera vacanziera, rilassata. Entrando nella nostra camera e aprendo la finestra verso il mare ci si è stretto un nodo in gola: di Capri non avevamo ancora visto pressochè nulla, eppure ci attraeva a sé come una calamita. Da lì il pensiero, l’idea folle, le giustificazioni che trovi per darti ragione – avremmo voluto visitare la Reggia di Caserta in una delle giornate seguenti ma le previsioni erano piuttosto grigie e piovose, perciò meglio rimandare alla prossima volta, no? – ed infine la speranza di poter concretizzare senza troppi traumi la nostra decisione: un paio di mail, due parole in reception, ed era fatta.
Credo che ormai sappiate che non è il mio stile, ma se a qualcuno fosse venuto il dubbio lo chiarisco subito: della Piazzetta e dello shopping non ci importava nulla, è chiaro. Già dalle parole di Cristina che vi ho citato più su era evidente che l’isola è ben più di una facciata mondana: era una terra amata da Neruda, e già questo bastava a farmela amare a sua volta. La verità è che abbiamo passato due giorni interi a camminare, e l’aveva capito immediatamente Rita, proprietaria dell’hotel dove alloggiavamo, una di quelle persone così infinitamente dolci che ti verrebbe subito da abbracciarle forte anche se ancora ci hai scambiato giusto due parole. Le è bastata un’occhiata per inquadrarci al nostro arrivo: le ricordavamo la madre trentina – “voi siete buoni camminatori” – così cartina alla mano ci ha indicato i percorsi migliori tra Pizzolungo, punta Tragara, e Monte Solaro. Senza propriamente volerlo, mi sono ritrovata persino ad affrontare la prima ferrata della mia vita scendendo una parete di roccia a strapiombo su un’isola del Mediterraneo. Un’avventura meravigliosa, ma per favore non chiedetemi com’ero vestita.
Ho dato a Capri del tempo in più ed ho lasciato che mi guidasse tra i suoi sentieri ed i suoi scorci, su e giù da mille scale, da una costa all’altra dell’isola per poi ricominciare da capo. Mi sono affidata a lei con la stessa serenità con cui mi sarei abbandonata ad una delle mie isole greche, e forse è proprio questo il punto: in questi luoghi ed in questo blu avevo avvertito immediatamente un’atmosfera simile. La sensazione di trovarmi in un posto a me familiare. Mi sono lasciata conquistare da Capri, e lei mi ha regalato quella gioia intensa del viaggio capace di toglierti ogni stanchezza e portarti a voler vedere di più, sempre di più.
Di Capri porterò nel cuore queste emozioni, oltre alla natura rigogliosa che si specchia nel blu ed alla serenità della notte caprese vista da Villa San Michele. Ricorderò il rumore del mare in cima al Monte Solaro, e Mauro che canta O sole mio insieme al barcaiolo dentro la Grotta Azzurra.
So che rispetto all’itinerario iniziale mi sono persa qualcosa, ma per la prima volta non m’importa: il viaggio era partito con il piede sbagliato tra mille imprevisti ed in realtà la leggerezza che Capri ha saputo regalarci ci ha fatto davvero bene. Alla me stessa che a volte si fa prendere dall’ansia di non riuscire a vedere tutto, dico: se anche qualche volta il percorso cambierà strada facendo non fa niente. Ben vengano i cambi i programma, quando ti rendono felice.
Ben vengano i cambi i programma, quando ti fanno imparare qualcosa di nuovo, quando ti portano un passo più in là.
E soprattutto ben vengano i cambi di programma, quando ti fanno riscoprire il piacere di uscire per un po’ dagli schemi: quando per una volta, anche solo per un istante, decidi di smettere di pensare e fare solamente, semplicemente quello che ti va. Come restare a Capri un po’ più a lungo, solo perchè ti fa stare bene.
Tesoro! Tu e questo post! Attraverso le tue parole mi è sembrato di essere un po’ lì… sono davvero contenta che Capri ti sia piaciuta e che tu abbia potuto scoprire il suo lato più bello, quello magico e lontano dalle atmosfere VIP che la circondano. E per la Reggia, non importa, la vedrai un’altra volta di sicuro; personalmente io guardo con sospetto – se così si può dire 😀 – chi accumula milioni di tappe, città, persino Paesi in un unico viaggio: per cosa poi? Per aggiungere bandierine sul mappamondo e alla fine vedere poco di tutto? Ben vengano gli stravolgimenti dei piani se ci permettono di assaporare più a lungo (com’è giusto che sia) le delizie di un posto.
Un abbraccio!
Intendiamoci, non sono un’accumulatrice folle di tappe, ho solo un “ritmo” più veloce di altri che mi permette ad esempio di non fermarmi 3 ore per il pranzo perchè preferisco continuare ad esplorare finché la luce lo consente. Ma è vero, a volte bisogna fare una pausa e sono felice di averlo fatto nella tua Capri. E sappi che se mi è piaciuta così tanto è sicuramente anche colpa tua 😉
Hai una bellissima visione di Capri, è a poco da casa mia e l’ho vista spesse volte, ma mi hai fatto venire voglia di tornarci
Che bello, mandami tante foto quando passerai di lì!
gestisco una testata giornalistica a livello nazionale, posso dire che poche volte si leggono articoli così. I miei più vivi complimenti. Rino
Che bellissimo complimento, ti ringrazio davvero molto per le tue parole Rino! Ci metto il cuore, è bello quindi sapere che i lettori riescono a capirlo ed apprezzarlo.