A questa faccenda del “fuori stagione” non avevo mai davvero fatto caso, erano sempre state due parole che evocavano in me immagini di quiete e serenità. Fuori stagione per me aveva sempre significato la libertà del non partire ad agosto, la possibilità di evitare orde di turisti e costi triplicati. Il viaggio ideale, in poche parole.
Mentre programmavo il viaggio in Scozia, ad ogni bed&breakfast che mi comunicava di essere chiuso fino a Pasqua, ad ogni persona che mi ripeteva quanto sarebbe stato volubile il clima, iniziavo ad entrare nell’ordine di idee che questa volta la faccenda forse diventava un pochino più seria. Se evitare le folle di turisti continuava a non dispiacermi affatto, il freddo inverno si sarebbe rivelato tutt’altra questione. Una volta partita, in pochi giorni sono passata dalla neve, al sole, e poi di nuovo al diluvio: pur aspettandomi un clima cupo e capriccioso, non sapevo che il meteo sarebbe arrivato a scombinare molti dei miei piani.
Credo sia stata in effetti la prima volta in cui mi è successo in modo così evidente. Ho già avuto a che fare col maltempo in viaggio, è chiaro, ma finora era sempre stato un fattore marginale e tollerabile.
A Kuching, nel Borneo Malese, una giornata di pioggia torrenziale ci ha rinchiusi in albergo fino a sera, ma su quattro giornate ne abbiamo persa solo una, un’escursione in meno e poco male. Se invece sono in una grande città e piove, me ne faccio una ragione: mi copro ben bene, apro l’ombrello e via. Anzi, solitamente funziona così: mi copro ben bene, compro un ombrello perchè come ogni volta ho dimenticato di buttarlo in valigia, e via. Se le previsioni parlano di una singola giornata di pioggia, faccio in modo di sfruttarla per visitare musei o comunque attrazioni ‘coperte’, lasciando passeggiate e parchi al resto del viaggio. E così è stato in effetti durante le giornate trascorse ad Edimburgo: quando ha iniziato a nevicare in modo pesante siamo finiti in un negozio di attrezzatura sportiva per comprare l’ennesimo ombrello – oltre a dei guanti per touch screen, visto che erano in saldo e che già il freddo ci stava staccando le dita… – e non ci siamo lasciati fermare.
Una volta arrivati sull’isola di Skye il capriccioso clima scozzese ci ha poi stupito con una meravigliosa giornata di sole, di quelle che non mi sarei mai aspettata nemmeno nelle più rosee previsioni. Siamo riusciti a fare un paio d’ore di trekking sul Quiraing con una temperatura piacevole e l’orizzonte limpido, mi sono persino chiesta se questa fosse davvero quella che chiamano “l’isola della nebbia”.
Skye mi ha risposto immediatamente, il giorno successivo, con un diluvio universale per cui l’arca ci sarebbe stata utilissima. La pioggia non ci ha dato tregua per l’intera giornata, ed è qui che il meteo ha scombinato ogni piano. Avremmo dovuto prendere un traghetto per rientrare in terraferma, che è stato però cancellato causa maltempo. Siamo stati costretti quindi a deviare per riprendere il ponte già percorso all’andata – e meno male che esiste un ponte, o ci saremmo trovati bloccati sull’isola senza scampo. Dovendo attraversare il ponte, ogni itinerario pianificato è improvvisamente saltato: niente Road to the Isles, niente viadotto di Glenfinnan, raggiungerli avrebbe significato allungare di molto la strada. E la verità è che se anche ci fossimo arrivati, pioggia e foschia erano talmente intense da farci dubitare che avremmo visto davvero qualcosa. Abbiamo guidato attraverso Glen Coe, una delle vallate più scenografiche dell’intero Paese, riuscendo a malapena a scorgere i contorni delle Tre Sorelle.
Perciò sarò sincera, lungo quel tragitto sconsolato sotto la pioggia mi sono ritrovata a chiedermi: ne è valsa la pena? I costi del noleggio auto e della benzina, la fatica alla guida, hanno un senso in una stagione in cui il meteo può decidere di mandare all’aria ogni piano? Quando non ci sono musei in cui rifugiarsi, quando l’attrazione principale del viaggio è il paesaggio, vale davvero la pena di partire fuori stagione e rischiare di non vedere un accidente?
Me lo sono chiesta per un’intera giornata, mentre attraversavo vallate e strade panoramiche pensando che ci sarei dovuta tornare in futuro per vederle davvero. Ma alla fine, la risposta è stata sì.
Ne valeva la pena per quella giornata di sole sull’isola di Skye. Perché al di là di tutta la pioggia e di tutta la fatica, quel che mi resta della Scozia è il senso di libertà provato nell’ammirare il paesaggio sconfinato delle Highlands. La sensazione di essere arrivata in un luogo unico al mondo, il respirare la natura a pieni polmoni camminando sul Quiraing. Ne valeva la pena per l’emozione che provavo quando sono scattate queste foto, e per il ricordo di come mi sentivo in pace che potrò rievocare ogni volta in cui le riguarderò.
So che dovrò tornare in Scozia, ed in fondo già lo sapevo perché con soli tre giorni nelle Highlands puoi assaporare ben poco di un Paese tanto vasto. So che la prossima volta magari non partirò così tanto fuori stagione, ma sono comunque felice di aver dato questo assaggio. A Skye dicono “ceud mìle fàilte”: un centinaio di migliata di volte benvenuti. È più di un normale saluto, è un benvenuto speciale in una terra unica al mondo. Se anche passeranno anni prima di riuscire a tornare in Scozia, in tutto questo tempo mi resterà l’emozione di essermi sentita benvenuta un centinaio di migliaia di volte, potrò richiamarne il profumo quando mi servirà un respiro felice.
Riguarderò queste foto e mi ricorderò di quanto mi sono sentita libera, in Scozia. E questo non ha stagione.
Già, ne vale sempre la pena. Ci si legge.
Mi sono quasi commossa. La Scozia è una terra che sogno da tanto e ad aprile finalmente avrò la possibilità di passare 48 ore ad Edimburgo per il mio compleanno, ovviamente non è come un viaggio on The road ma per me è già tantissimo! Penso che alla fine, valga sempre la pena viaggiare, che sia fuori stagione o in alta stagione, che ci si debba scontrare con una folla di turisti o con il maltempo.. Quel che conta è ciò che portiamo a casa, centinaia di istantanee che ci ricorderanno di un luogo speciale, di un momento inaspettato, di una gioia finalmente raggiunta. Poco importa se con il sole o con la pioggia… L’importante è andare.
Un bacione 🙂
Hai proprio ragione, credo che alla fine ogni viaggio regali ed insegni qualcosa, anche a seconda del momento della nostra vita in cui ci troviamo a partire. Sono sicura che Edimburgo ti piacerà, è una città bellissima! =)
Detesto il maltempo. Pioggia. Vento. Nebbia. Tollero la neve: è scenografica. Due anni e mezzo fa, a luglio, trovai un tempo tremendo in Trentino: su 5 giorni, 3 restammo praticamente barricati nel rifugio a guardare serie tv, fu un po’ deprimente. Ma le 2 giornate residue restano cristallizzate nella mia memoria e capisco quando dici che ne vale comunque la pena: c’è sempre uno spiraglio di sole che riesce a regalare un ricordo indelebile. Sono sicura che tornerai in Scozia a collezionare ricordi ancor più belli. Complimenti per l’articolo!
La penso come te, se proprio deve esserci maltempo, almeno che sia splendida e soffice neve 😀
Magari in quelle giornate in Trentino valeva la pena anche di rilassarsi un po’, e finché ci sono serie tv da guardare non è poi così male. Speriamo di non avere mai troppa sfortuna, ti auguro tanto sole per i tuoi prossimi viaggi!
sono appena tornata da lettonia ed estonia sotto la neve quindi ti capisco 😉
scherzi a parte, è stato molto affascinante ma rimane la curiosità di tornare con il caldo per vedere le differenze…
http://www.audreyinwonderland.it/
Ciao Letizia!! La Scozia, come ti dicevo a voce, è bella e resta nel cuore sempre. Però te ne vai via malinconico/a perchè sai benissimo che vorresti rivederla al più presto per provare quel senso di libertà di cui hai parlato nel post. Ed in quanto al tempo anche io mi ricordo che c’erano giornate che sembravano belle, poi di colpo veniva il brutto tempo e di colpo ancora tornava il sole. Era un continuo coprirsi e scoprirsi :-D!