Il viaggio in Marocco lo sognavo da anni. Ricordo di aver letto un articolo su una rivista in cui si parlava di Marrakech come meta alternativa alle capitali europee per Capodanno: un luogo vicino ma con clima mite anche a dicembre, una cultura ricca ed interessante. Da allora le informazioni raccolte, l’itinerario già studiato nella mente, e quell’idea fissa di partire per fine anno.
Poi, quando il viaggio ha iniziato davvero a prendere forma, è nata anche quella leggera inquietudine che qualcosa potesse andare storto. Ho letto tanti di quei forum, ho sentito tanti di quegli avvertimenti, e quasi tutti mi dicevano essenzialmente la stessa cosa: il Marocco è splendido, ma la sua gente… La sua gente è fastidiosa, assillante, truffaldina, stai attenta.
Il mio primo giorno in Marocco mi sono guardata le spalle come fossi stata in un luogo ostile, ho rifiutato le gentilezze di chi incrociavo con la paura che potessero avere un secondo fine. Poi ho capito che stavo dando retta a delle esperienze altrui senza vivere la mia.
Ho in testa questo post da quell’istante, da quando ho iniziato a ricambiare i sorrisi che ricevevo ed a conoscere le storie delle persone che incontravo. A tutti coloro che stanno per partire o sognano il Marocco, questo è un appello che viene dal cuore: il mio viaggio è stato denso di immagini meravigliose, ma anche e soprattutto di quei volti, di quei sorrisi, dei gesti di affetto ricevuti da sconosciuti. Non lasciate che nessuno chiuda la vostra mente con inutili pregiudizi: assaporate la vostra esperienza, inseguite le vostre storie, e tornerete ricchi del ricordo di persone straordinarie.
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A Chefchaouen non riusciamo a trovare la nostra stanza, la mappa che utilizzo non riconosce l’indirizzo. Solitamente al mattino, finchè ho connessione wifi, faccio uno screenshot della posizione dell’hotel successivo in modo da sapermi orientare, ma oggi me ne sono dimenticata. Ci fermiamo, scendo a chiedere indicazioni in uno dei piccoli negozi di alimentari lungo la strada, pregando che l’uomo dietro al banco sappia parlare inglese. Gli mostro la conferma di prenotazione con il nome dell’hotel sul telefono, non lo conosce. Fa il numero sul suo cellulare e chiama, parla in arabo, riattacca. Ha capito dove si trova, ma non riesce a spiegarmelo in una lingua che io possa comprendere. Chiama un ragazzo dall’altra parte della strada, gli parla per un momento e mi fa cenno di seguirlo: il ragazzo sale con noi in auto e ci guida a destinazione, tra i vicoli stretti della medina – se anche l’uomo del negozio avesse parlato inglese, non avrebbe mai potuto darmi delle indicazioni esaustive.
Il ragazzo ci aiuta a scaricare le valige, prendo il portafoglio e gli offro dei soldi per il suo aiuto, ma lui rifiuta più volte. Insisto: dovrai pur prendere un taxi per tornare dove ti abbiamo trovato. Ma lui sorride, è stato un piacere, va bene così.
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In Marocco la gente sorride, sempre. Sorride e ti fa un cenno di saluto, è cordiale.
In Marocco la gente cammina velocemente, e cammina sempre. Stai guidando lontano dai centri abitati, non ricordi di aver visto case per chilometri, eppure c’è sempre qualcuno ai bordi della strada che cammina, ad ogni ora.
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Una guida turistica ufficiale ci si avvicina in piazza El-Hedim, a Meknes. Accettiamo la sua offerta ed iniziamo la visita, ci accompagna alla scoperta della città e delle follie di Moulay Ismail, tra migliaia di cavalli e centinaia di schiavi. La nostra guida ha il passo svelto, come tutti qui in Marocco: persino io, che mi considero una camminatrice veloce, spesso fatico a stargli dietro. Tutti i poliziotti che incrociamo lo salutano, e lui ricambia educatamente. Ad un certo punto si ferma, si volta a guardarci come volesse confessarci un segreto. Sapete, io ho 5 figli. La più grande è professoressa in Francia. Ed il secondo… beh, lui è il capo della polizia di Meknes.
All’improvviso mi sento incredibilmente al sicuro. Questo sì che è avere le conoscenze giuste!
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In Marocco si fa car sharing. La gente lavora nei campi e poi attende, paziente, ai lati della strada. Attende che passi un taxi, ma anche una macchina qualunque, fa l’autostop. Il taxi può essere privato oppure comunitario, ed i grand taxi trasportano 7 persone – non come eccezione, come regola.
In Marocco i camion si sviluppano in altezza più che in lunghezza. Sembra esistere una legge matematica per cui si può caricare qualsiasi mezzo fino a raggiungere il doppio della sua altezza originale. Anche il trasporto bestiame avviene sopra il cassone e non all’interno, ed è in questo modo che mucche, capre ed altri animali affrontano i tornanti verso il passo di Tizi n’ Tichka.
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Nel nostro bivacco nel deserto stanotte ci sono 4 ospiti: noi due ed una coppia di amiche da Parigi. Gwen è cresciuta in una fattoria vicino alla città francese, Elena viene da San Pietroburgo. Viaggiano in autobus, senza un programma definito. Nel tragitto verso Merzouga un uomo ha proposto alle ragazze 4 cammelli per prenderle in mogli, ed Elena è ansiosa di capire se sia o meno una buona offerta. Chiede a Youssef, il nostro accompagnatore nel deserto, se i cammelli sanno nuotare.
– Se ne compri uno glielo puoi insegnare. –
– Ma quanto vale mediamente un cammello? –– Dipende… un cammello normale o uno che sa nuotare? –
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Ad Ait Ben Haddou passeggiamo in una splendida giornata di sole. Ci fermiamo in un salon de thè a chiedere due bottigliette d’acqua: non ne hanno, ma il ragazzo ci invita a sederci ed aspettare un minuto, andrà a prenderle da un amico. Ci mettiamo comodi ad ammirare il panorama, il ragazzo torna, ci sente parlare e ci chiede conferma: siete italiani?
Non passano molti italiani di qui, ci sono più tedeschi e francesi, così non ha spesso modo di esercitarsi con la nostra lingua. Gli diciamo che la sua città è davvero meravigliosa, e lui cita tutti i film che hanno girato qui: vedete laggiù? Lì c’era l’arena de “Il gladiatore”, ho anche fatto la comparsa sapete? Avevo 15 anni.
Gli chiedo se la gente vive ancora qui o si sono tutti trasferiti nella parte moderna della città. È così, ma la sua famiglia ha vissuto qui fino a pochi anni fa, ci invita a scendere a vedere la casa. Le stanze sono ampie, piene di luce, anche se non mi sembrano più tali quando ci spiega che qui vivevano dieci persone. Ahmed fa provare a Mauro un gellaba di lana di cammello, mi mostra un velo di seta di cactus tessuto dalla madre, insiste per farmelo indossare e mi scatta una foto. Dice che sono bella, Mauro gli chiede se valgo almeno 4 cammelli. Il ragazzo si fa serio: no, no, almeno 300!
Spero che Elena non venga mai a saperlo, potrebbe prenderla male.
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Il volo di ritorno parte in ritardo, Mauro ed io siamo affamati ma non abbiamo contanti, raduniamo le monetine e compriamo un pacchetto di patatine. Brahim è seduto di fianco a noi, ci ha sentiti e ci offre di darci quello che ha, glielo restituiremo con una ricarica telefonica all’arrivo. Lo ringraziamo di cuore, ma non è necessario. Ha una borsetta piena di barrette di cioccolata, insiste che prendiamo almeno una di quelle ed iniziamo a parlare. Vive a Bergamo da quando aveva 9 anni ma è originario di Marrakech, è stato in Marocco per un mese per le vacanze. Ci chiede cosa abbiamo visto, come ci siamo trovati, è piacevolmente stupito dal fatto che ci siamo mossi in autonomia e non con un autista. È felice che siamo stati in Marocco: tanti italiani preferiscono i villaggi turistici in Tunisia ed Egitto, pensano che il suo sia un Paese pericoloso ed invece possiede tanta bellezza. È contrariato dai media che diffondono allarmismi senza fondamento. Noi siamo assolutamente d’accordo.
Gli chiedo come si trova con la gente in Italia: abbiamo ricevuto più gentilezza da sconosciuti incontrati in Marocco rispetto a quella che ci dimostrano molti conoscenti a casa. Brahim non vuole generalizzare: certo in Italia siamo diversi, ma ha sempre conosciuto brave persone. Poi però confessa che al lavoro i colleghi sono stati diffidenti per anni a causa dei pregiudizi, prima di accettarlo e conoscerlo davvero. A volte gli chiedono se in Marocco esistono le strade, pensano ci sia solo deserto.
Ci racconta di un collega in particolare: era spaventato da tutto ciò che si trovava al di fuori dell’Italia, sosteneva un partito politico con tendenze razziste. Poi il fidanzamento con una ragazza che ama viaggiare, lei l’ha portato anche in Marocco. Da quand’è tornato sembra una persona diversa, il viaggio gli ha aperto la mente ed ora parla con tutti, persino con Brahim.
Ma il pregiudizio esiste dappertutto, ci dice guardando Mauro, a noi dicono di stare attenti alle persone bionde.
Parliamo per quasi tre ore di volo, Brahim ci lascia il suo numero di telefono e ci raccomanda di avvisarlo la prossima volta che andremo in Marocco. A Marrakech ha una casa, per gran parte dell’anno è vuota, possiamo dormire lì. Ricambiamo l’invito per quando vorrà visitare Venezia, e lui sorridendo ci porge un’altra barretta di cioccolata.
Quindi state attenti se viaggiate in Marocco. Il Paese è splendido ma la sua gente… è la sua gente che vi ruberà davvero il cuore.
Mi son emozionata tantissimo leggendoti….magari può anche essere vero che in alcuni Paesi sia più facile incontrare persone non proprio socievoli, ma ovviamente non si deve mai generalizzare!!
E credo che molto dipenda da come ci poniamo noi nei loro confronti. Se arriviamo dietro ad uno scudo di pregiudizio, guardando tutti di traverso, probabilmente vedremo chi ci sta davanti come”il cattivo”. Ma se, come te, ci spogliamo di tutto e ci apriamo sorridenti incontreremo sempre e ovunque persone magnifiche…..
Il Marocco è nei miei traveldreams, quindi già speravo di visitarlo, ma dopo questo articolo (davvero diverso da molti altri che ho letto), sono curiosa di visitarlo ancora di più…
Ci tenevo tantissimo a scrivere questo post, perchè io stessa ho letto opinioni molto diverse prima di partire ed ammetto che un po’ mi ero fatta spaventare. L’unica voce fuori dal coro era stata la sempre splendida Irene di Viachesiva, ti consiglio di leggere quel che ha scritto sul Marocco se non l’hai ancora fatto. In ogni caso, so che amerai il Marocco e non vedo l’ora di riviverlo attraverso le tue emozioni.
Applausiiii!!! 😀 Ti giuro Letizia, mi sono davvero commossa mentre leggevo le tue parole… Adoro tantissimo quel tipo di incontri che ti lasciano stupefatta e ti riempiono l’animo di ricordi belli e di sorrisi sinceri. E’ stato un viaggio stupendo che spero di poter fare presto anch’io. Ah, per quanto riguarda la questione “non avevo il wifi” eccoti una possibilità per non trovarti nella stessa situazione: http://ilmondodifutura.com/google-maps-offline/ 😉 Ciao e complimenti ancora per il tuo post! 🙂 Futura
Accidenti, ma poi come faccio ad incappare in questi sconosciuti gentili se risolvo la questione mappa? 😉 Scherzo, in realtà in viaggio utilizzo Here, un’app che ti consente di scaricare mappe di interi stati per usarle offline. Mi è stata comodissima, ma l’indirizzo di quell’hotel proprio non lo conosceva: con lo screenshot di solito risolvo ugualmente, quella sera invece è andata così.
Ti ringrazio molto per gli applausi e da parte mia li giro a tutte le persone straordinarie conosciute in questo viaggio, ti auguro di poter partire prestissimo perchè il Marocco è davvero una terra meravigliosa.
Ho letto tutto il racconto con il batti-cuore che piano piano accelerava. E’ meraviglioso, non credo ci siano altre parole per descrivere quello che hai vissuto. Il Marocco mi ha sempre affascinato, ma dopo queste parole ancora di più!
Sono sicura che vivrai storie altrettanto meravigliose quando visiterai il Marocco, se non di più: come ha scritto Monica, la sua gente ha voglia di raccontarsi ed aprirsi. Preparati a sorridere tanto!
Ho conosciuto lo stesso Marocco di cui ti sei innamorata. Dopo 3 viaggi e tanti tanti giorni in questa terra, posso dire che la gente è meravigliosa, ha voglia di raccontarsi, di aprirsi a ciò che non conosce. E’ generosa e attenta. Bisogna viaggiare per capirlo.
Non sai quanto sono felice di leggere che anche altri hanno vissuto delle esperienze positive! Purtroppo in rete si legge di tutto, ci tenevo moltissimo a dire a gran voce quanto la gente del Marocco sia meravigliosa, ospitale e disponibile. Ed è proprio vero, bisogna viaggiare per aprire gli occhi su tante cose.
Torno a leggere il tuo post per la seconda volta.. dalle tue parole traspare tanta emozione, la cosa più bella che un viaggio possa lasciare.
Un viaggio che spero di fare presto, ora ancora di più.
Mi sono emozionata in viaggio e mi sono emozionata di nuovo scrivendo questo post, l’ho “sentito” in ogni sua parola e sono felice che riesca ad arrivare anche a chi legge. Ti auguro di fare questo viaggio prestissimo!
Mi è letteralmente venuta la pelle d’oca leggendo le tue parole… stupendo, è proprio questo il più bell’insegnamento che un viaggio può lasciare!
A me è capitato in Turchia: non ci sono lingue che tengono, l’accoglienza vera e sincera non ha barriere ed è il regalo più bello. Adesso non vedo l’ora di leggere del tuo itinerario in Marocco, uno dei miei sogni: da quando vidi un documentario su Essaouira mi ha davvero incantato! Un abbraccio
Oh, la Turchia è nei miei sogni da una vita! Mi auguro di poterla visitare prestissimo, e mi immagino un calore molto simile a quello del Marocco.
Essaouira è una perla ed avrei voluto fermarmi lì per qualche giorno, trasmette una grandissima serenità: spero potrai partire presto!
Mi sono emozionata leggendo il tuo post…e sono pienamente d’accordo con quello che dici! Non ho visitato il Marocco ma ho visitato la città del Cairo quando era da poco terminato il periodo della Primavera Araba, tutti mi avevano sconsigliato di partire elencandomi tutti i rischi che avrei potuto correre, di stare attenta alla gente, che mi andavo a cercare guai..
Non ho vissuto nessuna terribile storia come la raccontavano gli altri ed i media..sono stati 10 giorni stupendi, ed il Cairo mi ha lasciato una sensazione bellissima che tutt’ora conservo nel mio cuore…
Non bisogna mai farsi influenzare troppo dalle opinioni degli altri..ogni viaggio è un’esperienza e va vissuta con i propri occhi e con le proprie emozioni…Spero di visitare presto il Marocco anche io!!
Letizia finalmente sono riuscita a leggere questo post…
Ci credi che ho la pelle d’oca? Mi sono emozionata da morire leggendo le tue parole. Trasmetti una calma paurosa, forse anche perché mi immaginavo la tua voce tranquilla leggere queste righe.
Il Marocco non era mai stato nei miei piani di viaggio imminenti, da quando ho aperto il blog ne ho sentito parlare spesso ed ho iniziato ad interessarmene..Chissà che più prima che poi non ci arrivi anche io 🙂
Ho sentito parlare spesso di Marocco e delle sue persone soprattutto.. credo che i furbi ci siano ovunque, io a Bangkok per esempio mi sono trovata malissimo e non mi fermavo nemmeno a chiacchierare perché mi sentivo solo presa in giro; se avessi avuto questo comportamento per tutto il viaggio mi sarei persa tante cose.. per fortuna una volta lasciata la città mi sono lasciata andare anche io ed ho avuto la conferma che non bisogna sempre fare di tutta l’erba un fascio!
Confesso che ero io stessa emozionatissima mentre scrivevo, quindi sono felice che si riesca a cogliere quello stato d’animo. Probabilmente Bangkok è un po’ come Marrakech in Marocco: bellissima ma non esemplificativa di un popolo e di un Paese in senso più ampio. Sono curiosa di scoprirlo, la Thailandia è nei miei pensieri da un bel po’ di tempo ormai 🙂
p.s. in Marocco ci devi assolutamente andare, dì a Diego che non si discute e compra un paio di biglietti! Mauro era più che scettico all’inizio – ci ho messo anni infatti a concretizzare questo viaggio – ma è tornato più entusiasta di me e già mi chiede di tornarci il prossimo anno.
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