(in una città che non ho amato)
Avete presente quella velata sensazione di insoddisfazione, l’amaro in bocca di ritorno da un viaggio che non ti ha convinto appieno? All’inizio ho sempre un leggero timore nel dirlo ad alta voce, mi sento quasi in colpa per non essere in grado di apprezzare un luogo in cui vivono altre persone, un luogo amato da chi lo chiama casa, e probabilmente da molti di coloro che lo visitano. Trattengo le parole, scaccio il pensiero, cercando di vedere quel che proprio non riesco a vedere: cercando di sentire quell’emozione che invece mi sfugge.
Ci sono dei luoghi capaci di regalarti quel qualcosa in più, sono quelli che al solo pensiero continuano anche dopo anni a suscitare enormi sorrisi. E poi ce ne sono altri che ti lasciano quella velata insoddisfazione. Un viaggio che non funziona al meglio mi appare sempre come una piccola sconfitta, oltre che una perdita di risorse, un qualcosa che sottrae tempo e denaro ad una vasta gamma di mete alternative che avrei potuto scegliere.
Eppure, che possiamo farci? Non è scattata la scintilla; del resto, non accade forse anche nell’ambito dei rapporti umani? Da un punto di vista razionale, dovrebbe essere abbastanza chiaro che non ci si può innamorare di ogni meta allo stesso modo, per quanto lo vorremmo.
In un bilancio generale degli ultimi anni, sono in realtà pochi i viaggi di cui non mi sono innamorata: mi è successo a Malta, per una serie di motivazioni, poi a Colonia, ed ancora nel Borneo Malese.
Tra le mie delusioni più cocenti, poi, c’è stata lei: Berlino. La capitale europea che meno ho amato, una città che genera opinioni contrastanti: c’è chi la ama alla follia, chi la detesta e chi come me ha provato invano a scorgerne il fascino. Mi aspettavo una città rinata sulle proprie cicatrici, architetture contemporanee ed audaci, restauri e ricostruzioni trasgressive: quel che non sarebbe possibile in (quasi) nessun’altra capitale europea, me lo sarei aspettata in una città che nella sua veste moderna ha solamente 25 anni, la mia età – anzi, a dirla tutta io sono nata una settimana prima.
Insomma, quando mi dicevano che Berlino era una città all’avanguardia io mi aspettavo uno zampino onnipresente di Foster, Piano, Gehry. Quando non ho trovato questo, ho cercato invano qualcosa di simile all’eleganza senza tempo di Parigi, alla storia millenaria di Roma o Atene, all’intraprendenza moderna di Londra o alla grandeur di Budapest o Vienna. Qualunque cosa mi potesse far amare Berlino, senza risultato.
Ma io sono romantica, e mi piace pensare che nessun viaggio sia davvero sprecato, che anche quelli che non ci colpiscono fino in fondo ci lascino in realtà qualcosa. Così ho iniziato a pensarci su, e con piacere ho dovuto ammettere, dopo qualche anno dalla mia visita a Berlino, che in realtà ci sono (almeno) 6 luoghi che ho amato e che ricordo ancora con enormi sorrisi – anche in una città che non ho amato affatto.
1. REICHSTAG
La cupola del Reichstag rappresenta proprio quel che mi aspettavo da Berlino: una storia di rinascita recentissima ed una vena trasgressiva nell’architettura che in realtà avevo solo immaginato – ma che ho trovato qui e nel prossimo punto. Se in generale sono a favore di restauri conservativi, ci sono dei casi in cui trovo l’accostamento storico/moderno particolarmente d’effetto: il Reichstag di Berlino è uno di questi. Incendiato in circostanze sospette dopo l’avvento del nazismo, bombardato durante la guerra, il Reichstag era un edificio “scomodo”, difficile da reinterpretare: credo però che Norman Foster sia riuscito a mettere d’accordo tutti, con la sua cupola di vetro e acciaio integrata in ciò che restava della struttura originaria ha dato vita ad uno dei luoghi più belli di tutta Berlino. Un gioco di riflessi affascinante, una spirale ascendente che accompagna verso il cielo: uno di quei monumenti belli da qualunque prospettiva tu li guardi.
La visita è gratuita, ma è necessario prenotare registrandosi sul sito ufficiale e selezionando data e orario della visita
2. DZ BANK
L’unico altro luogo di Berlino in cui ho ritrovato quella vena audace che mi aspettavo è stato l’interno della DZ Bank, opera spettacolare di Frank O. Gehry a due passi dalla porta di Brandeburgo. Il regolamento edilizio cittadino non consentiva all’architetto di creare un’opera in stile Guggenheim di Bilbao, perlomeno all’esterno: perciò un involucro tradizionale e piuttosto anonimo nasconde un atrio da togliere il fiato – ed accessibile al pubblico!
3. PERGAMONMUSEUM
Ci sono dei musei in grado di affascinare anche chi non penserebbe mai di entrare in un museo. Personalmente, forse a causa della formazione classica, o forse perché i miei genitori non mi ci portavano mai – rendendoli quindi dei luoghi attraenti e avvolti da un alone di mistero – nel corso dei miei viaggi mi piace collezionare visite ai musei più famosi. Ci trascino anche Mauro, che a volte ne farebbe volentieri a meno. Ma il Pergamonmuseum è un luogo che tutti, e dico tutti, dovrebbero visitare una volta nella vita.
Non dirò in questa sede quanto sarei favorevole alla restituzione di queste opere straordinarie alla loro terra d’origine – parlo anche dei frontoni del Partenone o del tempio di Afaia ad Egina -, né quanto sia difficile comprendere fin dove esiste l’opera originaria, e dove invece il restauro è andato un po’ “oltre”. Mi limiterò ad ammirare il modo in cui è stato scelto di ricostruire tre spettacolari opere del passato. La prima e più famosa, che dà il nome al museo stesso, è l’Altare di Pergamo, ma ci sono anche la porta del Mercato di Mileto e la porta di Ishtar dell’antica Babilonia. Vedere dei frontoni esposti in un museo può essere affascinante per chi, come me, ama la storia dell’arte: ma ritrovarsi seduti sui gradini di un altare riprodotto a grandezza naturale, o attraversare una grande porta riccamente decorata, è tutt’altra cosa. È arte immediatamente comprensibile, storia immediatamente fruibile da qualsiasi visitatore.
4. JÜDISCHES MUSEUM
Da un museo per tutti, ad uno più impegnativo. Questo non è un luogo che consiglierei a chiunque, così come se parlassimo di un campo di concentramento: si tratta di visite pesanti, intense, che urtano la sensibilità. Se il Memoriale vicino alla Porta di Brandeburgo è diventato ben presto un set fotografico per ragazzini sorridenti che non hanno idea di cosa le colonne simboleggino, molte delle simbologie presenti al Jüdisches Museum sono invece molto toccanti. A partire dalla struttura: una vera e propria cicatrice di metallo, un fulmine scuro che è anche una stella di David scomposta. Ogni cosa nell’edificio ha un significato simbolico, alcuni immediatamente comprensibili, altri che restano sospesi ma ti colpiscono a livello inconscio. Come accedere alla Torre dell’Olocausto, ritrovarsi circondati solo da buio e vuoto, guardare sopra di sé una stretta feritoia che è anche l’unica fonte di luce, notare i fori per l’aria alle pareti e sentirsi in trappola, avvertire quel leggero senso di angoscia.
E poi, entrare nello Spazio Vuoto della Memoria e ritrovarsi a camminare sopra diecimila volti di metallo: sì, una stanza il cui pavimento è completamente ricoperto da una montagna di volti. Ci cammini sopra ed il rumore è fastidioso, inquietante. A poco serve sapere che simboleggiano tutte le vittime della guerra, l’angoscia provata in quella stanza te l’ha già fatto capire.
5. HACKESCHER MARKT
Una stazione della metropolitana con una storia affascinante (che vi invito a leggere qui), un complesso di cortili tutto mattoni rossi, negozi e locali di tendenza. Uscendo da Hackescher Markt ci si immerge subito in un quartiere affascinante, uno dei più interessanti di Berlino. Oltre alla stazione, la principale attrazione è rappresentata da una lunga serie di cortili interni: i più noti, in stile modernista, sono gli Hackescher Hofe, cui si aggiungono Rosenhöfe e Haus Schwarzenberg. Ovunque, qui, tra un ristorante, una galleria di design ed un cinema d’arte indipendente, si respira un’atmosfera moderna e cosmopolita.
6. RITTER SPORT BUNTE SCHOKOWELT
Mancava un consiglio goloso, no? Questo è un luogo che proprio non potete perdervi a Berlino: il coloratissimo, quadratissimo, cioccolatosissimo negozio della Ritter Sport. Il paradiso della cioccolata quadrata si trova in pieno centro ed è una gioia per gli occhi oltre che per la gola. Si compone di un punto vendita fornitissimo e di un bar con piccola cucina, in cui vi consiglio di provare una fantastica cioccolata calda. Tra metri di Ritter e tavolette sconosciute in Italia, ciò che rende davvero imperdibile questo locale è l’angolo dedicato alla creazione. Una base di cioccolato al latte, bianco o fondente, ed un’ampia scelta di ingredienti che vanno dai biscotti al muesli, dalle fragole agli orsetti gommosi: con My Chocolate Creation e 4€ potrete creare la vostra personale tavoletta quadrata. Giusto il tempo di lasciarla solidificare – mentre vi prendere quella cioccolata calda di cui parlavo più su – e via.
State già pensando alla combinazione dei vostri sogni, non è vero?
p.s. quasi tutte le mie foto di Berlino sono andate perdute nel recente, drammatico decesso del mio amato hard disk. Per questo, nonostante di norma io utilizzi immagini da me scattate, in questo caso non mi è stato purtroppo possibile ed ho dovuto integrare con foto tratte da altri siti, che trovate indicati nelle didascalie.
A Berlino non ci sono ancora stata… la rincorro da anni poi per un motivo o per l’altro non ce l’ho ancora fatta a visitarla.
Il tuo articolo mi fa venire ancora più voglia di partire: ne sento sempre parlare talmente bene che tu mi hai incuriosito e non vedo l’ora di scoprirla con i miei occhi!
Anche a me Berlino ha lasciato un po’ così, diciamo.. interdetta. Moltissimi ne parlano bene e ne sono entusiasti, io invece credo di non averla capita a questo punto: ero più affascinata dal ricordo della sua storia che da ciò che vedevo. Però ci tornerei volentieri, proprio per darle una seconda chance.
Anch’io spero di tornarci un giorno, tra qualche anno, e scoprire qualcosa che non avevo notato, farmene un’opinione diversa.
E’ bello che tu abbia saputo trovare quelle piccole cose da amare in una città che non ti ha colpito.
A noi risulta difficile; ci siamo riusciti con Bruxelles nonostante tutto. Ma ad esempio con Stoccarda no.
Anche a noi dispiace tantissimo quando un viaggio va così e magari ci abbiamo speso tempo e soldi, ma io dico sempre “un viaggio è sempre un viaggio; a prescindere da cosa ti lascia e da cosa ti toglie.”
Un bacio cara.
Grazie mille per questi consigli!
Andrò a fine mese e non vedo l’ora di scoprire che effetto farà su di me.
Un abbraccio
Carlotta
Fammi sapere cosa ne pensi allora! Berlino è uno di quei luoghi che o li ami o li odi, la cosa positiva è che in ogni caso regala emozioni forti 🙂
La prima volta che sono stata a Berlino ho provato le stesse cose che hai descritto tu! Ma le ho dato una seconda possibilità, devo dire che sono proprio contenta di avergliela concessa! Ho scoperto volti di Berlino che non avrei mai immaginato! spero di tornarci tra qualche anno per vedere come si è evoluta!
Buona serata!!
Sono stata a Berlino col mio ragazzo nell’agosto 2015, con alle spalle commenti che al 90% me la descrivevano come una città fredda, che non aveva niente da regalare. Noi ce ne siamo innamorati. Il Sony Center è da togliere il fiato, di sera soprattutto. Gli Hackesche Hofe poi sono stati una delizia al centro della città. Per non parlare della spettacolarità del Duomo. E infine, come ciliegina sulla torta, la nostra ultima sera l’abbiamo passata al Reichstag, con l’ingresso alle 21 la città era illuminata ai nostri piedi ed è stata un’emozione indescrivibile.
Come per tutte le cose, i gusti sono soggettivi ed è giusto che sia così 🙂
Sono stato a Berlino nel 2015 con mia moglie. Lei non era molto entusiasta, il tempo faceva schifo e in più lei aveva la febbre. Nonostante tutto, appena arrivati, abbiamo capito che la città ti accoglie come si deve. Funzionale al 100%, colorata e e piena. Ci torno tra 2 mesi, e non è detto che non mi trasferisco per sempre.
p.s. – per quelli che sono rimasti delusi o non colpiti : è una città giovane dal punto di vista post guerra fredda, quindi va presa non tanto per la sua storia (se non la conoscete bene), ma bensì per la vita quotidiana fuori dai luoghi turistici. Parchi, pub poco visibili dall’esterno ma incredibilmente accoglienti dentro, viali alberati. Poi per chi mi comprende, la sua modernità associata all’eco del passato fortemente presente – non ne ha per nessuno.
Come ho scritto, o la ami o la odi. Sicuramente è una città funzionale, ma definirla colorata dai… è un po’ eccessivo! =)