Ho in bozza questo post da quando sono rientrata dal viaggio in Giordania, mentre cercavo di dare un ordine alle sensazioni che mi portavo dentro, e con il passare dei giorni ha preso una piega diversa da come l’avevo immaginato inizialmente. La verità è che – come spesso mi accade al rientro da un viaggio intenso – se mi chiedete com’è stata l’esperienza in Giordania non so darvi una sola risposta: non sono capace di ridurre tutto a uno sterile “bella”. Ho visto dei luoghi incredibili, sì, ma soprattutto mi sono incontrata e scontrata con tutto ciò che ci sta intorno: la gente, i sorrisi, le emozioni. Ho conosciuto un popolo incredibilmente ospitale e da quando sono tornata mi porto dentro una forte insofferenza nei confronti di questo nostro mondo razzista e xenofobo, non riesco più a tollerare i messaggi di odio ingiustificato che leggo ed ascolto ogni giorno.
Questo, e non solo le immagini di una terra bellissima, è quel che mi resta della Giordania.
Ricordate quando da bambini vi chiedevano cosa voleste fare da grandi? È una domanda che con gli anni assume contorni pesanti, quando dobbiamo decidere davvero cosa fare della nostra vita, ma c’è un periodo in cui si è liberi di rispondere qualsiasi cosa. Senza vincoli di tipo razionale od economico, un puro volo della fantasia.
Personalmente ho attraversato due fasi. Da bambina rispondevo che sarei diventata archeologa: forse avevo visto Indiana Jones con mio padre, o forse era stata colpa di una giornata al museo con la scuola in cui avevo provato l’esperienza di un piccolo scavo in miniatura. Poi nei primi anni dell’adolescenza il sogno è diventato invece la scrittura. Conservo ancora quelle due anime dentro di me: l’avventuriera e la scrittrice, le due facce della medaglia che hanno dato vita anche a questo blog.
Ecco, il sogno di Petra me lo porto dentro da allora, da quando la me bambina sognava di esplorare terre lontane e scoprire città perdute. Per questo quando mi sono imbattuta casualmente in un biglietto aereo per la Giordania alla metà del prezzo abituale, non ci ho pensato per un secondo: l’ho comprato e basta. Per un anno, mentre si avvicinava la partenza, a tutte le persone che mi guardavano smarrite chiedendomi “in Giordania? E cosa vai a fare in Giordania?” non sapevo rispondere in altro modo che con il nome Petra ed un’alzata di spalle. Nella mia mente non c’era nulla di più ovvio. Gli altri si sorprendono del fatto che sia partita per il Medio Oriente in un momento storico come quello attuale, ma io non riesco proprio ad accettare l’idea che esistano persone che non sognano Petra, che non ne sentono il richiamo nel cuore e nello stomaco.
Petra è una meraviglia di pietra rosa, e mai la parola meraviglia ha avuto un significato così profondo. C’è una magia nella luce che filtra dall’alto tra le rocce del siq, che nessuna immagine e nessun racconto potrà mai spiegare. C’è un moto di pura meraviglia nell’istante in cui quella luce abbraccia la pietra scolpita del tesoro, a cui nulla potrà mai prepararti. C’è il fremito dell’attesa, con le pareti di roccia che si stringono per oltre un chilometro, la discesa verso un luogo di cui avverti immediatamente la dimensione spirituale. C’è il richiamo che ti portavi dentro da sempre, che all’improvviso trova risposta. Credo che Petra sia un luogo al quale è impossibile restare indifferenti, perché è costituito di pura bellezza. E ci sono poche cose in cui credo fermamente come nel potere della bellezza.
Il sentimento che ti lascia Petra però non è di semplice gioia, al contrario per me è stata una stretta al cuore. Anche se pervasa dall’emozione di aver potuto visitare quest’incredibile meraviglia dalla storia millenaria, allo stesso tempo mentre camminavo tra Tesoro, Monastero, Altura del Sacrificio, con la vista che spazia dall’Arabia alla Palestina, ho sentito quasi un senso di colpa nel violare una città sacra. Probabilmente è un sentimento sciocco, ma quell’immagine di esploratore/archeologo che sognavo da bambina, in realtà era qualcosa di molto più puro e romantico rispetto alla figura di Burckhardt che inganna i beduini e dà in pasto la loro casa alla curiosità occidentale. A milioni di turisti mordi e fuggi che oggi si riversano nel siq e salgono centinaia di gradini fino al Monastero solo per deturpare un sito archeologico scrivendo il proprio nome sulla roccia.
Della Giordania mi resterà questo: una felicità triste. Mi resterà una frase: “Welcome to Jordan!“. Me la sono sentita ripetere decine di volte, per tutto il viaggio: dai passanti, dai bambini all’uscita da scuola, da chi mi consegnava il biglietto per entrare in un museo. Ogni giordano sembrava tenerci a darmi personalmente il benvenuto, con un gran sorriso e quell’espressione mista di orgoglio per la propria terra e gratitudine nei confronti dei turisti che non si lasciano scoraggiare dalle brutte notizie sui giornali. Con quella curiosità per i nostri capelli chiari ed i vestiti occidentali. A chi mi chiedeva se la Giordania è sicura vorrei poter mostrare mille foto di quegli sguardi, vorrei trasmettere la sensazione di essere accolti da un popolo intero.
Della Giordania mi resterà quell’ospitalità ferita, perché il mondo chiude gli occhi mentre un Paese piccolo, piccolissimo, accoglie da decenni i profughi di tutte le guerre che dilaniano il Medio Oriente – dal Golfo, alla Palestina, all’Iraq, ed ora la Siria. Mi resta la rabbia e l’angoscia nel sapere che mentre mi trovavo in questo Paese così ospitale, in Italia si ergevano barricate per non accogliere 12 donne ed 8 bambini in fuga da guerra e bombardamenti. Mi vergogno quando leggo ed ascolto affermazioni razziste, xenofobe e palesemente infondate, mi vergogno nel vedere che chi fa queste affermazioni viene appoggiato ed incoraggiato – tanto da essere ora eletto alla più importante carica politica mondiale. Mi vergogno e provo davvero una grande rabbia nel vedere il mondo occidentale, quello che dovrebbe essere “evoluto” e “moderno”, trasformarsi in un incubo medievale di odio e paura per il diverso. Mentre loro, “gli altri”, gli arabi ed i musulmani che fanno così paura, quelli che solo quest’anno ho conosciuto prima in Marocco ed ora in Giordania, sono le persone più genuine, gentili ed ospitali che abbia mai incontrato.
Per fortuna mi resterà anche la bellezza. La luce che filtra tra le rocce dei siq, la consapevolezza che alla fine quello di Petra non è nemmeno il più bello. Mi resterà il divertimento incosciente nell’acqua impetuosa del Wadi Mujib, il fiume da risalire fino alla cascata sfidando la corrente. I 27 km percorsi a piedi a Petra in un solo giorno, zoppicando dopo essermi fatta male nel Wadi Mujib. I denti stretti per zittire il dolore finchè non ho tolto la scarpa, il siq percorso scalza sulla via del ritorno, sentire la roccia liscia sotto i piedi. La luce calda delle candele che illuminavano Petra di notte.
Mi resta il silenzio del deserto, lontano dall’eco di tutte le notizie piene di paura, rabbia ed odio. Più di tutto ora mi manca proprio il Wadi Rum, vorrei poterci trascorrere qualche giorno, lontano da questa insofferenza che mi porto dentro dal mio rientro e che non riesco a placare. Vorrei tornare nel deserto e circondarmi solo di profonda bellezza e profondo silenzio, e tutto sommato credo sia qualcosa che ognuno dovrebbe sperimentare almeno una volta l’anno: staccare dal nostro mondo frenetico, cambiare prospettiva e regalarci un nuovo equilibrio. Magari recuperare nel cuore un po’ di quell’apertura verso il diverso e di quell’ospitalità che dovrebbero esistere in ogni essere umano, mentre ora appaiono sempre più lontani.
12 thoughts on “Quel che mi resta della Giordania, emozioni e pensieri sparsi”
Oh eccolo finalmente questo articolo sulla Giordania, lo aspettavo da quando sei tornata! A parte bellissimo ed emozionante, mi trovo d’accordo su tutta la linea quando parli del nostro “mondo moderno”. Ti ho seguita perché sogno la Giordania da un po’ e forse mi aspetta prima del previsto. Sono tornata da non molto dal Marocco del quale mi sono innamorata e, anche come accennavi tu, penso che in questa terra ritroverei molte delle sensazioni vissute là.
Aspetto gli altri racconti 😉
Grazie mille Sara, lo so sono molto in ritardo ma è stato un viaggio complesso da metabolizzare. Posso dirti che il Marocco mi è rimasto nel cuore e forse lo considero anche più bello della Giordania nonostante tutto, ma di certo ritroverai lo stesso calore e la stessa accoglienza. Ti auguro di realizzare presto questo sogno e poi mi farai sapere cosa ne pensi anche tu.
p.s. Nel frattempo ho appena prenotato un volo per la Tunisia a dicembre perchè ho davvero bisogno di gentilezza araba in un momento in cui l’Occidente mi sembra francamente impazzito.
Woow! Bravissima! Io sto facendo un corso di arabo nel frattempo…non si sa mai 🙂
bellissime le parole che hai scritto. io un po’ l’ho girato il vicino oriente (sono archeologa): Turchia; Turchia orientale fino confine con Iraq e Egitto. e ho sempre, sempre, sempre 🙂 trovato persone accoglienti e ospitali fino all’inverosimile, felici di interagire e parlare con chi veniva da “fuori”. il disagio che provi tu è un sentimento che accomuna chi visita, vive e conosce questi paesi, perché chi conosce questi posti sa esattamente che la realtà non è l’immagine che i mass media continuano a trasmettere per alimentare la xenofobia.
complimenti ancora, anche le foto sono bellissime!
Grazie mille Francesca per le tue parole, hai usato proprio il termine corretto: mi sento estremamente a disagio. Credi che esista un concetto simile al “mal d’Africa” anche per vicino e Medio Oriente?
“Mi resta il silenzio del deserto, lontano dall’eco di tutte le notizie piene di paura, rabbia ed odio.” la frase che ho preferito di più. E capisco ciò che scrivi…anche se per motivi diversi, sono le stesse sensazioni che ho provato al Cairo. Bellissimo articolo!
Ciao Letizia, stavo cercando notizie sulla Giordania per un viaggio che mi piacerebbe organizzare in un futuro, spero, prossimo, e ho trovato questo post stupendo.
Condivido tutto ciò che scrivi.
Io sono stata due volte in Marocco e mi sono sentita a casa. Mai in pericolo, mai in difficoltà, mai fuori luogo.
Certo, Paese che vai, usanze che trovi… il rispetto e la conoscenza, un minimo di conoscenza senza richiedere una laurea in antropologia, sono essenziali, ma dovremmo ricercarli anche senza il pretesto di un viaggio in un Paese che non è il nostro. No?
Da anni voglio visitare la Giordania… mi ha fatto venire ancora più voglia, soprattutto perchè il tuo è stato un selfdrive e non lo credevo molto praticabile.
Hai rinnovato la mia voglia di scoprire questa terra pazzesca….
Elena
Ciao, partirò per la Giordania a novembre e non vedo L ora…e la sogno come hai sognata tu!Sono sicura che sarà anche più bello di come la immagino …amo il Marocco e ho amato instanbul! Amo il mondo, le sue contraddizioni e la sua gente, di qualsiasi colore e razza sia…
Viaggiate gente viaggiate e troverete un mondo ancora meraviglioso non come quello descritto nella cronaca di tutti i giorni o dalla politica !
Ciao Letizia, ho letto di tutto e il contrario di tutto su Jordan Pass, vorrei avere un tuo suggerimento.
Parto il prox 26/12 e rientro il 2/01 a/r su Eilat, ho prenotato il 30 dic a Petra e 31 wadi Rum (tenda bubble etc) quindi trascorrerò in giordania 2 notti. Ho già organizzato viaggio con Driver che mi viene a prendere alla frontiera.
Vorrei sapere poiché passo da Aquaba sono esentato dal Visto? se no conviene prenderlo on line?
La mia permanenza e visita in Giordania sarà limitata a Petra e Wadi Rum non ho intenzione di vedere altri siti…
Jordan Pass si o no?
grazie 1000
ciao
Federico
Ciao Federico, ti rimando all’articolo in cui parlo proprio di questo: https://www.mangiaviaggiaama.it/petra-da-eilat-visto-aqaba/
In breve comunque la risposta è no, se accedi alla Giordania da Aqaba e rimani per almeno 3 notti non dovrai pagare il visto e di conseguenza non hai convenienza economica ad acquistare il Jordan Pass.
ciao Letizia, grazie per la tua solerte risposta. Di fatto le notti sono 2 quindi vale lo stesso? grazie ancora
Potenzialmente con 2 notti potrebbero chiederti una tassa d’uscita dalla Giordania di 10JOD, ma molti viaggiatori riferiscono che in realtà di solito non viene addebitata